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Il Cercatore
UNA GIORNO INCONTRAI UN CERCATORE PRESSO LA RIVA DI UN FIUME.
CAMMINAVA LENTAMENTE, COL CAPO CHINO, SENZA MAI STACCARE LO SGUARDO
DAL SENTIERO. LA MOLE DEL SUO CARICO, ASSAI SUPERIORE A QUELLA CHE
UN MERCANTE OD UN LADRO IN FUGA AVREBBERO PORTATO, GLI RENDEVA
LE COSE COSI' ARDUE, CHE I SUOI PASSI SPROFONDAVANO NEL FANGO.
L'UOMO RACCOGLIEVA IN CONTINUAZIONE OGGETTI DAL TERRENO, E LI INFILAVA
NEL SACCO CHE PORTAVA SULLA SCHIENA. QUANDO PURE LE SUE TASCHE FURONO
PIENE, GIUNTO ALLO STREMO DELLE FORZE, SI ARRESTO'; POSO' IL PESANTE
FARDELLO, E SI LIBERO' DEL CARICO GETTANDOLO NEL FIUME. POCO DOPO
RIPRESE IL SUO CAMMINO VERSO LE SORGENTI DEL FIUME, E RICOMINCIO' DA CAPO.
QUESTA VOLTA RACCOGLIEVA OGGETTI PIU' PICCOLI E LEGGERI, MA NONOSTANTE
I SUOI BUONI PROPOSITI, IL SECONDO CARICO SI FECE SENTIRE QUANTO IL PRIMO.
PENSAI CHE CURANDO LA PROPRIA CUPIDIGIA, SI SAREBBE POTUTO RISPARMIARE
TUTTI QUEGLI SFORZI, E COMPRESI CHE QUELLA DOVEVA PROPRIO ESSERE LA CURA.
GETTO' IL SECONDO CARICO NEL FIUME, E RICOMINCIO' DA CAPO, MA QUESTA VOLTA,
ANZICHE' DI PIETRE E DI LEGNA, SI ACCONTENTO' DI FOGLIE E RAMETTI,
IL RISULTATO FU LO STESSO. LE COSE RACCOLTE RAGGIUNSERO UNA TALE QUANTITA',
CHE I SUOI PASSI TORNARONO IMMANCABILMENTE A SPROFONDARE NEL FANGO.
AD UN CERTO PUNTO, RAGGIUNTA UNA CASCATA, SI CONVINSE CHE NON ESSENDOVI
MODO DI SCALARE LA RUPE CON UN TALE FARDELLO SULLA SCHIENA, AVREBBE DOVUTO
ABBANDONARE DEFINITIVAMENTE IL SUO CARICO. NON APPENA SI LIBERO' DELLA
BALLA, LE GAMBE PERO' NON LO SORRESSERO PIU', E COLTO DA UN MANCAMENTO
CADDE NEL FIUME. IL CONTATTO CON IL GELO IMPROVVISO DELLE ACQUE LO RISVEGLIO'.
SMISE DI NUOTARE E LASCIO' CHE LA CORRENTE LO PORTASSE GIU' CON SE'.
FORTUNATAMENTE EBBE SALVA LA VITA E PIU' TARDI, POICHE' AVEVA IMPARATO
LA LEZIONE, RISALI' IL FIUME SENZA ALCUN CARICO. RITROVO' LE PIETRE,
I CIOTTOLI E I RAMETTI, NELLO STESSO PUNTO IN CUI LI AVEVA LASCIATI;
MA LA BALLA ERA SPARITA. GIUNTO FINALMENTE ALLE SORGENTI DEL FIUME,
VIDE CHE UN UOMO SEDEVA COMODAMENTE SULLA SUA BALLA. SI AVVICINO' A LUI
SILENZIOSAMENTE, E NON APPENA APRI' BOCCA PER DIRE QUALCOSA,
L'ALTRO GLI MOSTRO' IL SUO VOLTO SORRIDENTE.
O ERA IN DUE O ERANO UNO. GUARDO' MEGLIO, E SVANI'.
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Il Pellegrino
C'ERA UNA VOLTA UN UOMO CHE SEGUIVA IL CORSO DI UN FIUME,
MA POICHE' AVEVA DECISO DI RACCOGLIERE TUTTO CIO' CHE ATTIRAVA
LA SUA ATTENZIONE, IL SUO FARDELLO DIVENNE COSI' PESANTE,
CHE I SUOI PASSI COMINCIARONO A SPROFONDARE NEL FANGO.
BEN PRESTO, COMPRESE CHE DOVEVA LIBERARSI DI QUALCOSA,
SE VOLEVA PROSEGUIRE SULLA VIA DELLA FONTE, QUINDI LASCIO'
LE PIETRE CHE AVEVA RACCOLTO, CON L'INTENZIONE DI RACCOGLIERNE
DI PIU' PICCOLE E LEGGERE. NONOSTANTE I SUOI BUONI PROPOSITI, PERO',
IL SUO SECONDO CARICO SI FECE SENTIRE QUANTO IL PRIMO,
E POICHE' EGLI ERA UN UOMO ABITUDINARIO, NON SI CURO' DI CURARE
LA PROPRIA CUPIDIGIA, MA VOLLE POSARLO CON LA FERMA INTENZIONE DI
SCAMBIARLO CON UNO PIU' LEGGERO. QUESTA VOLTA SI ACCONTENTO' DI FOGLIE
E RAMETTI, MA IL RISULTATO FU LO STESSO. LE COSE CHE AVEVA RACCOLTO,
ERANO IN COSI' GRANDE QUANTITA', CHE I SUOI PASSI RICOMINCIARONO
A SPROFONDARE NEL FANGO. AD UN CERTO PUNTO, RAGGIUNTA UNA CASCATA,
SI CONVINSE CHE POICHE' NON VI ERA MODO DI SCALARE LA RUPE
CON UN TALE FARDELLO SULLA SCHIENA, AVREBBE DOVUTO ABBANDONARE IL SUO
PREZIOSO CARICO. SI FERMO' A PENSARE, QUINDI SI SEPARO' DA ESSO
CON GRANDE RAMMARICO E TRISTEZZA, MA POICHE' PER LA PRIMA VOLTA
AVEVA FATTO BENE I CONTI CON SE STESSO, NON APPENA EBBE POSATO LA BALLA,
SI SENTI' PIU' LEGGERO, E FORTE DI UNA NUOVA FORZA. ERA PRONTO A SCALARE
LA RUPE, QUANDO IMPROVVISAMENTE SI ACCORSE CHE LA CASCATA ANDAVA IN SALITA.
DALLO STUPORE E DALLA VERTIGINE CHE LO COLSERO NEL MOMENTO IN CUI CAPI'
D'ESSERE ANDATO NELLA DIREZIONE CONTRARIA SINO AD ALLORA,
PERSE L'EQUILIBRIO E CADDE IN ACQUA. IL FIUME SUBITO NE APPROFITTO'
E LO PORTO' SU' CON SE. IL CONTATTO CON IL GELO DELLE ACQUE LO FECE
IMMEDIATAMENTE TORNARE IN SE', E AVENDO COMPRESO PER QUANTO TEMPO
ERA STATO IN ERRORE, COMINCIO' A NUOTARE NELLA GIUSTA DIREZIONE.
QUANDO FINALMENTE SI RESE CONTO DI NON AVER PIU' BISOGNO
DI MUOVERSI PER MUOVERSI. FU LI' ; RITROVO' TUTTE LE COSE RACCOLTE E POSATE,
RICONOBBE LE IMPRONTE DEI SUOI PASSI, E COSA PIU STRAORDINARIA DI TUTTE,
TROVO' SE STESSO CHE ERA LI AD ASPETTARLO. GUARDO' MEGLIO,
E TUTTO FU LUCE.
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Le colonne di Anan
UN GIORNO ANAN SI RECO' DAL SUO MAESTRO PER ESPORGLI UN PROBLEMA.
IL SUO VOLTO MOSTRAVA CHIARAMENTE QUANTO GRAVASSE SU DI LEI IL PESO
DI CIO' CHE SENTIVA. LE COLONNE DEL PENSIERO, PROPRIO IN MEZZO
ALLA SUA FRONTE, ERANO COSI' ACCENTUATE CHE UN RAGGIO DI LUCE,
NON LE AVREBBE ATTRAVERSATE. IL MAESTRO NON EBBE BISOGNO DI UDIRE
LE SUE PAROLE CHE SUBITO LE ESPOSE LA NATURA DEL SUO PROBLEMA.
DISSE : " A COSA SERVE PREOCCUPARSI, QUANDO CI SI RENDE CONTO CHE
SIAMO NOI STESSI LA NOSTRA PIU' GRANDE PREOCCUPAZIONE ?"
ANAN, CHE PER UN ATTIMO SI ERA LASCIATA TRASPORTARE DALLE PAROLE
DEL MAESTRO, AGGROTTO' NUOVAMENTE LA FRONTE E DISTOLGLIENDO LO SGUARDO
DAL SUO VOLTO, PER POI POSARLO IN TERRA, SI CHIUSE, EVITANDO
DI RISPONDERGLI. IL MAESTRO ALLORA LE DISSE, GUARDA PURE I TUOI PIEDI,
MA DIMMI, " DOVE POGGIANO ?" A QUESTA BANALE DOMANDA ANAN SUBITO RISPOSE,
" SULLA SABBIA ", E IL MAESTRO CONTINUO' : " E DOVE E' CHE POGGI TU ? "
ANAN RISPOSE, " SUI MIEI PIEDI ", MA IL MAESTRO LA FERMO' PRIMA CHE
TERMINASSE LA FRASE, E GRIDO' : " SULLA TESTA !". POI LE SORRISE
E LE CHIESE DI AVVICINARSI A LUI. CON L'INDICE DELLA MANO DESTRA,
LE DIEDE OTTO PICCOLI TOCCHI IN MEZZO AGLI OCCHI E CON LA SINISTRA,
UNA CAREZZA SULLA GUANCIA. LA FRONTE DI ANAN RITORNO' LISCIA,
E LE SUE LABBRA SI TESERO IN UN LEGGERO SORRISO.
LE COLONNE DI ANAN CESSARONO DI SOSTENERE L'INUTILE PESO, E SVANIRONO.
L'UNICA COSA DELLA QUALE ANAN FU CERTA, ERA CHE UNO STRANO BAGLIORE
VIOLETTO ERA SCATURITO DAL DITO DEL MAESTRO, E CHE UN MARE DI VERDE
L'AVEVA INVESTITA, MENTRE LA MANO PROFUMATA LA ACCAREZZAVA.
IL SUO CUORE SI APRI', E LA CONFUSIONE LA LASCIO'. DA QUEL GIORNO
FU IN GRADO DI VEDERE IL COLORE DI TUTTE LE COSE. LE OMBRE DEI PENSIERI,
I BAGLIORI DELLE IDEE, LO SFAVILLARE DELLE EMOZIONI, E LA SUA FELICITA'
FU L'ARCOBALENO.
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La montagna di pietra
UN GIORNO UN PELLEGRINO INCONTRO' UN VIANDANTE SUL FATICOSO SENTIERO
CHE CONDUCEVA ALLA MONTAGNA DI PIETRA. I DUE SI INCAMMINARONO PER
LA MEDESIMA STRADA, MA POICHE' IL VIANDANTE AVEVA UN PASSO MENO SICURO
DI QUELLO DEL PELLEGRINO, APPROFITTO' DELLE SUE IMPRONTE PER FACILITARSI
LA SALITA. GIUNTI A META' STRADA, IL VIANDANTE, COLTO DALLA SENSAZIONE
DI AVER PERDUTO QUALCOSA, AVVERTI' IL PELLEGRINO CHE TORNAVA SUI PROPRI
PASSI A CERCARLA. SCENDENDO, NON TROVO' CHE LE IMPRONTE DI UN SOLO UOMO,
E NEMMENO UNA TRACCIA DI CIO' CHE GLI MANCAVA. STAVA PER FARE BUIO,
QUANDO SEPPE CHE ERA GIUNTO IL MOMENTO DI PRENDERE LA VIA DEL RITORNO.
RITROVATO L'AMICO, LO ABBRACCIO', E DOPO AVERLO RINGRAZIATO PER
LA PAZIENZA CHE AVEVA MOSTRATO NEL NON DIRGLI NULLA, SI CORICO'.
QUELLA NOTTE COMPRESE CHE NON VI E' SENTIERO CHE PASSI PER LE GAMBE
DI UN ALTRO, E FU PROPRIO IN SOGNO CHE COMINCIO' A POGGIARE I PASSI
SULLE PROPRIE IMPRONTE. IL MATTINO SEGUENTE, QUANDO IL PELLEGRINO
SCOPRI' CHE IL VIANDANTE ERA SCOMPARSO, SAPEVA CHE LO AVREBBE TROVATO
SULLA CIMA DELLA MONTAGNA.
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